Limiti di età per la pensione di reversibilità? Scopriamo se per questa prestazione è necessario prestare attenzione alla data di nascita del defunto.
In occasione della scomparsa di un pensionato è lecito domandarsi cosa spetterà al coniuge. In questa casi la prestazione che l’INPS riconosce ai familiari superstiti è la cosiddetta pensione di reversibilità. Questa non è da confondere con la pensione indiretta che l’INPS riconosce ai superstiti in caso di morte di un assicurato (di un lavoratore che ha versato un importo determinato di contributi).
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Ad avere diritto alla pensione di reversibilità sono alcuni familiari a cominciare dal coniuge e dall’unito civilmente, dal coniuge separato e dal divorziato (purché titolare di assegno divorzile, non sia risposato e la data la data di inizio dell’assicurazione sia precedente alla data di sentenza di divorzio). Ne hanno diritto anche i figli minorenni, inabili al lavoro senza limiti di età, maggiorenni studenti o che non lavorano, comunque non oltre i 26 anni di età.
Esistono limiti di età del defunto per la pensione di reversibilità?
Come si vede in alcuni casi per esistono delle limitazioni d’età per fruire la pensione di reversibilità, nello specifico per i figli. Ma per quanto riguarda il defunto l’età è un requisito da considerare? La risposta è immediata: no, l’età del pensionato defunto non è un elemento che si considera per la pensione di reversibilità.
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La prestazione spetta al coniuge, ai figli o ad altri familiari (in casi particolari) in maniera indipendente dall’età della persona venuta a mancare, purché questa fosse titolare di una pensione o ne abbia maturato i requisiti. Naturalmente per ottenere questa misura è necessario che il superstite fosse a carico del defunto e in questo senso assume particolare rilievo la convivenza.
Quindi non importa l’età del pensionato, questo non è un requisito richiesto. Sono considerati altri elementi riguardanti i familiari superstiti. Un dato molto importante è quello reddituale del familiare superstite. Infatti entro una data soglia di reddito, indicata dalle tabelle INPS, l’importo spettante della percentuale riconosciuta è totale. Vi sono poi delle riduzioni per i superstiti con redditi elevati che arrivano fino al 50 per cento.
La cifra che l’INPS eroga ogni mese, dietro presentazione di specifica domanda, è pari a una percentuale della somma già liquidata come pensione. Ad esempio al coniuge da solo spetta una percentuale del 60 per cento della pensione ricevuta dallo scomparso. A un coniuge con figlio spetta l’80 per cento. Mentre a un coniuge con due o più figli l’INPS eroga una cifra pari al 100 per cento della pensione.