Non solo il lavoro: c’è un altro rischio (assurdo) legato all’IA. Perché l’abbiamo sottovalutato finora?

Intelligenza artificiale (IA), il danno da non ignorare. Un’ulteriore insidia che arriva da questa tecnologia.

L’uso dell’intelligenza artificiale in diversi processi produttivi è ormai avviata in maniera inarrestabile. Dai trasporti alla comunicazione, sono molti i settori nei quali l’IA trova un impiego massiccio con conseguenze notevoli per economia, società e, in genere, condizioni di vita dell’essere umano. Gli effetti dell’utilizzo di questa tecnologia sono infatti profondi e molto rapidi, tanto da rendere molto difficile l’adattamento alle nuove condizioni che si vengono a creare.

computer su tavolo
Non solo il lavoro: c’è un altro rischio (assurdo) legato all’IA. Perché l’abbiamo sottovalutato finora? – synergie.it

Questa rapidità ed espansione di per sé già rappresenta un’incognita per la società umana. Basta pensare all’occupazione. Il rischio non è soltanto la disoccupazione per milioni di addetti, già drammatica per i costi sociali enormi, ma l’estrema velocità del processo, con l’impossibilità del reinserimento lavorativo, almeno nel breve termine. Ma i pericoli non si limitano alla perdita del lavoro.

Intelligenza artificiale (IA), l’azzardo tralasciato

Tra le questioni irrisolte nello sviluppo dell’IA vi è senza dubbio il consumo massiccio di energia elettrica. I data center che immagazzinano informazioni e dati consumano quantità incredibili di energia, per produrre la quale sarà necessario costruire impianti sempre più costosi e dare fondo a tutte le risorse energetiche disponibili.

acqua
Intelligenza artificiale (IA), l’azzardo tralasciato – synergie.it

Le conseguenze ecologiche potrebbero essere devastanti per l’ambiente. Ma a questo proposito si sottostima un problema enorme. Le macchine su cui prospera l’intelligenza artificiale generano calore, ma temperature troppo elevate possono bruciare circuiti e sistemi. Uno dei metodi più efficaci per raffreddarli è usare l’acqua. Le stime dicono che già attualmente i data center sfruttano più di un miliardo di litri di acqua al giorno.

Una quantità del genere del prezioso liquido è sufficiente per i fabbisogni di 3,3 milioni di persone al giorno. Una conversazione di 10-15 domande con un qualsiasi sistema corrisponde a una bottiglia da un litro. L’addestramento di un solo modello di IA precedente ChatGPT si calcola abbia usato oltre 900mila litri di acqua potabile. Ma l’aspetto incredibile è che l’acqua usata è potabile, perché più pura e sicura per la protezione dei circuiti.

È evidente che lo sviluppo inarrestabile dell’intelligenza artificiale non farà che aumentare i consumi di acqua dolce, un elemento prezioso già ora eccessivamente sperperato. Prima che per dell’intelligenza artificiale, l’acqua è consumata in molti processi industriali con il risultato di essere sempre più costosa e con riserve sempre più ridotte. Le difficoltà di approvvigionamento di acqua potabile riguardano in questo momento milioni di persone e non soltanto nei Paesi meno sviluppati.

Anche alle nostre latitudini l’accesso all’acqua dolce è sempre più limitato e le prospettive per il futuro sono aggravate dai cambiamenti climatici in atto. L’acqua potabile diventerà nei prossimi anni sempre più preziosa e rara, con una crescita inarrestabile dei costi. Le esigenze dell’intelligenza artificiale assetata non faranno che rendere la situazione più difficile, con effetti sociali imprevedibili.

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