Abbandonare impegni, faccende, lavori a metà senza terminarli. A quale significato la psicologia attribuisce questo atteggiamento.
Nella vita quotidiana, fatta di vicende più o meno piccole, più o meno significative capita a chiunque di abbandonare un lavoro o impegno. I motivi possono essere i più svariati dalla stanchezza alla necessità di avere più per tempo per concluderlo. Non bisogna preoccuparsi in situazioni del genere, è sempre possibile rimediare.
Diverso il caso di chi non riesce mai centrare un obiettivo o semplicemente a terminare un compito o una faccenda che aveva intrapreso o che gli avevano affidato. Naturalmente i contesti e le situazioni fanno la differenza. Però la tendenza a non concludere i propri impegni può diventare un problema, se avviene con frequenza e interessa vari ambiti della vita personale e sociale.
Scoprire quello che si nasconde dietro un comportamento o un atteggiamento ripetuto nel tempo e reiterato secondo precisi schemi è uno dei compiti della psicologia. Perché dietro le trame dei comportamenti, dei modi fare, delle situazioni che si costruiscono ci sono storie personali, pensieri, emizioni che vanno al di là della spiegazione più facile.
Non riuscire, quasi non potere portare a termine un compito per quanto semplice e apparentemente alla portata spesso dipende dall’ansia della prestazione. Dipende dall’attesa eccessiva del risultato che deve essere perfetto e inattaccabile. Questo desiderio di perfezione irreale e irrealizzabile, niente e veramente perfetto, spinge le persone a boicottare i propri programmi e impegni in maniera più o meno consapevole.
Così si preferisce non terminare un compito, piuttosto che farlo male. Ma se questa modalità diventa la routine nascono i problemi e le incomprensioni. Anche l’eccesso di entusiasmo iniziale o di interesse per un obiettivo a prescindere dalla propria volontà e dalla propria consapevolezza determina un abbandono precoce. Crea un interesse che cala rapidamente. Segno questo della scarsa consapevolezza delle proprie scelte.
In altri casi però la difficoltà a svolgere un compito assegnato, una faccenda domestica, un programma di lavoro nasconde difficoltà nel mantenere l’attenzione e la concentrazione. Sono segnali che non vanno sottovalutati, perché potrebbero nascondere addirittura dei disturbi specifici, specialmente in fasce d’età giovanile.
Comunque in genere l’incapacità di concludere un compito è spesso sintomo della paura di affrontare le conseguenze delle proprie azioni, di un fallimento come di un successo, al punto tale da bloccare ogni iniziativa. Questo comportamento si lega così al cosiddetto effetto Zeigarnick.
È la tendenza della mente a ricordare gli insuccessi, i compiti non conclusi rispetto a quelli terminat. Con la conseguenza di una tensione emotiva così forte che arriva a essere un ostacolo per ogni tentativo di realizzare e terminare un compito, per quanto desiderato.
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